Lo sposalizio della Vergine
Lo sposalizio della Vergine
Lo sposalizio della Vergine
Lo sposalizio della Vergine
Lo sposalizio della Vergine

Cerista lombardo

Attiva a Miano dal 1790 al 1820 circa

Lo sposalizio della Vergine

Autore o Bottega:
Cerista lombardo
Caratteristiche dell'opera :
Milano, 1806 circa. Bassorilievo in cera dipinta. Stemma araldico della famiglia di Eugenio di Beauharnais
Dimensioni :
Altezza 53,3 cm - Larghezza 40,6 cm
Provenienza :
Probabile collezione Eugenio di Beauharnais, XIX secolo; Mr. Raoul Torentino, sold American Art Galleries, New York, 21-27 Aprile 1920, lot. 873
Oggetto di grande fascino per il significato e per l’illustre proprietà è stato eseguito da maestranze lombarde tra la fine del XVIII inizi del XIX secolo. La parte centrale raffigura in maniera fedele il celeberrimo Sposalizio della Vergine di Raffaello, ora alla pinacoteca di Brera (Milano). I personaggi e lo sfondo sono ripetuti in maniera fedele anche nei minimi particolari: espressioni, movimenti e persino capigliature e il colore delle vesti di ogni personaggio; lo sfondo riproduce l’architettura del tempio e dei personaggi con relativo paesaggio campestre. Con ogni probabilità questa voluta precisione è stata ordinata dal committente, che era estimatore e possessore del dipinto. La cornice, riproduce un modello neoclassico molto simile ai lavori di Bonzanigo e degli intagliatori lombardi dell’epoca. Il dipinto originale ha una cornice neoclassica eseguita nei primi anni dell’800 da Albertolli Giocondo. Di essa sappiamo che fu eseguita prima dell’acquisizione del dipinto da parte della Pinacoteca di Brera, come descritta già nel 1809 da Pietro Moscati in occasione dell’apertura dei nuovi saloni napoleonici. La cornice della cera però è completamente diversa da quest’ultima pur essendo stilisticamente dell’epoca. Esiste inoltre un’ incisione eseguita da Gaetano Riboldi del dipinto, databile al 1810, nella quale viene riprodotta la cornice eseguita dall’Arbeltolli. La stampa tra l’altro è stata eseguita per il Vicerè Eugenio Beauharnais, che a quanto pare non ha apprezzato a pieno il regalo. Il nome del vicerè d’Italia è legato al dipinto di Raffaello. Nel 1798, il municipio di Città di Castello fu praticamente obbligato a far rimuovere la pala per donarla al generale napoleonico Lechi, che tre anni dopo la vendette per 50.000 lire al mercante Sannazzari. Quest’ultimo la lasciò in eredità all’ospedale maggiore di Milano nel 1804. Nel 1806 fu acquistata da Eugenio Beauhernais che la destinò all’accademia di Belle Arti milanese, le cui collezioni sono poi confluite nella Pinacoteca di Brera, inaugurata nel 1809. Ma la cornice della cera dunque da dove arriva? Perchè non è stata riprodotta con la cornice che già nel 1809 era presente nel dipinto? In tutta probabilità la cornice eseguita nella nostra cera era la precedente a quella di Albertolli. A differenza di questa è composta dai ritratti dei filosofi più importanti (tra i quali spicca Socrate, Seneca, Eraclito, Aristotele); la filosofia era una delle passioni del Vicerè, che da buon massone e fedele ai principi dell’illuminismo aspirava alla conoscenza dei lumi. L’Aquila araldica al centro è poi un’ulteriore conferma della committenza. Da questi particolare possiamo dedurre che l’opera fu sicuramente eseguita per essere donata a Beauharnais, ma non sappiamo se fu lui ad ordinarla o gli fu donata per un’importante occasione; in quegli anni due sono fondamentalmente gli eventi importanti per il generale; nel 1805 fu nominato da Napoleone stesso vicerè del Regno d’Italia dove Beauharnais si sistemò nella villa reale di Monza, circondata dal parco più grande d’Europa. Nel 1806 invece sposo? la principessa Augusta di Baviera, figlia di Massimiliano di Baviera. Le nozze si celebrarono il 14 gennaio 1806 con un viaggio di nozze trionfale a Monaco, Venezia e Milano. Siccome il tema delle nozze è consono alla raffigurazione della pala di Raffaello si può supporre che la cera sia stata regalata al Vicerè come dono e come augurio per questo importante evento.

Dipinti

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